L’emigrazione è stata un fenomeno che ha contraddistinto fortemente la storia nel nostro paese: simbolo di difficili condizioni di vita e di profonde disparità sociali, ma anche elemento di diffusione nel mondo delle nostre capacità professionali e lavorative e della nostra cultura e tradizione. L’emigrazione in Campania è legata alle vicende dell’unificazione di Italia, che evidenziò le notevoli disparità sociali, culturali ed economiche esistenti tra nord e sud, evidenziando la realtà meridionale come il punto più debole per la ripresa e sviluppo del paese. Fu cosi che, per sfuggire ad una condizione esistenziale fatta di privazioni e di miserie, masse sempre più cospicue furono costrette ad abbandonare i luoghi di origine per trovare lavoro altrove.
Tra il 1875 e il 1915 dalla provincia di Avellino partirono 284.881 emigranti; quasi tutti partirono soli lasciando le rispettive famiglie nei paesi nativi. Alcuni di essi vendettero le loro terre, gli animali, altri ipotecarono la loro proprietà fondiaria al fine di accumulare la somma bisognevole per il viaggio.
I due conflitti mondiali bloccarono gli espatri, ciò nonostante dal 1915 al 1921 oltre 50.000 irpini abbandonarono la terra di origine. Con il ritorno dei reduci delle due guerre Altavilla si trovò in una situazione economicamente e socialmente tragica: ciò si sposava bene con il bisogno da parte dei paesi europei più ricchi di manodopera a basso costo. Cosi gli altavillesi salutarono il confine italiano in cerca di una vita migliore. I flussi emigratori erano orientati verso le aree economicamente più forti. I principali paesi di accoglienza furono: Francia, Svizzera, Germania, e Belgio in Europa, Stati Uniti, Argentina, Canada, Venezuela e Australia oltre oceano.
Nell’Italia meridionale il primato degli espatri spetto alla Sicilia con il 12% mentre la Campania si collocava al settimo posto con il 2,07%.
Un popolo di pastori, di braccianti, di analfabeti si sradicò dall’intimo e protettivo luogo di origine per proiettarsi su nuovi scenari umani e ambientali.I primi pionieri altavillesi, che giunsero in Australia nel 1926 , furono Bernardino Marrone e Bernardino Matto; nel 1948 furono seguiti da un gran numero di paesani che si stanziarono principalmente ad Adelaide.
Anche gli altavillesi ,come tanti emigranti, trovarono grandi difficoltà sia nella lingua che nella cultura e nel modo di vivere differente. Avevano la nostalgia per il paese nativo, il ricordo dei giorni felici, delle feste che li portava indietro nel tempo, alla loro infanzia. Sentivano il bisogno di mantenere un posto dove incontrarsi tra persone con le stesse origini culturali. Fu così che nel 1958 nacque il primo circolo altavillese che assumerà il nome di Altavilla Irpina Sports & Social Club Inc che aveva lo scopo di promuovere lo sport, la lingua, le tradizione e la cultura italiana.
Alle condizioni di enormi privazioni, in cui era costretta gran parte della popolazione irpina, si aggiunse il 21 agosto 1962 un terremoto che scosse l’irpinia dell’ottavo grado della scala Mercalli. In massa furono costretti ad emigrare, con la valigia di cartone legata con lo spago e con in tasca il biglietto con l’indirizzo di dove andare. Negli anni dal 1961 – 1971, si è avuto il maggior numero di espatri.
Il 23 Novembre 1980 la terra tremò nuovamente: le zone interessate furono la Campania e la Basilicata. In seguito a questo avvenimento il governo spostò la sua attenzione nelle aree interessate dal terremoto, cercando di sviluppare il territorio con la creazione di nuclei industriali. Si aprì cosi, una nuova epoca per l’irpinia che poteva cancellare il trauma dell’emigrazione in quanto i lavoratori erano incoraggiati a trovare un occupazione nella propria provincia.
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