Le diverse operazioni effettuate in miniera erano: le coltivazioni in sotterraneo, funzionamento degli impianti esterni per il trattamento del minerale, e l’organizzazione della miniera. Si accedeva al sotterraneo della miniera attraverso una galleria denominata “Capone”, la cui entrata era in località “Isca della Palata”, in prossimità del fiume Sabato, lunga 150m. Lungo questo primo tratto in orizzontale correva un binario decauville per il trasporto del minerale.
Seguiva una discenderia inclinata di 37° che arriva fino all’ 8°livello; ma il punto più profondo della miniera era il 9°livello a m. 67 sotto il livello del mare, al quale si accedeva tramite un pozzo di servizio. Attraverso questa discenderia avveniva il trasporto del minerale dai diversi livelli del sotterraneo per mezzo di carrelli decaville, muniti di doppia sezione di rotaie, illuminate con luce elettrica.
I carrelli tirati da un argano, scorrendo sulle rotaie, trasportavano all’esterno il minerale per essere immesso nel ciclo di cantieri per la trasformazione industriale in zolfo molito e zolfo fuso. Parallelamente, c’era una seconda discenderia, per l’accesso in miniera degli operai, essa era priva di rotaie ed illuminata solo dalle lampade portate dai lavoratori.
Del minerale grezzo che si estraeva, una minima parte, la più povera, si macinava allo stato naturale, ridotta in polvere finissima e poi ventilata, veniva impiegata per uso agricolo nella solforazione dei vigneti. La rimanente parte subiva il trattamento dei forni dove si ultimava la fusione o la raffinazione, da cui si ottenevano i vari prodotti finiti: i pani e i cannoli, i quali successivamente moliti, si mettevano in commercio sotto forma di polvere di un colore d’oro perfetto.
Gli operai impiegati per tutte le operazioni erano 500. La Miniera Sociale comprendeva un grosso deposito di zolfo, un’ officina fabbri per la stornitura e foggiatura degli attrezzi da lavoro e un impianto di compressione per la produzione di aria compressa. Infatti, fino al 1929 i Miniatori utilizzarono per l’estrazione dello zolfo, mezzi rudimentali come, l’impiego di stampi d’acciaio percossi da pesanti martelli e solo dal 1930 fu introdotto l’utilizzo del martello perforatore ad aria compressa.
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